«Adeguati stili di vita potrebbero ridurre la possibilità di sviluppare una demenza fino al 40%». Lo ha affermato Jacopo Cancelli, neurologo dell’ospedale di Udine, intervenuto nell’incontro pubblico intitolato “Prevenire la demenza è possibile”, svoltosi a Udine il 16 settembre e organizzato dall’Associazione Alzheimer Udine. «È importantissimo – afferma Cancelli – rimanere sempre attivi dal punto di vista fisico, mentale e sociale anche durante la vecchiaia. Altri aspetti importanti sono il controllo di ogni fattore di rischio cardio-vascolare, evitare l’obesità, non fumare, non bere alcolici in modo eccessivo, controllare l’ipertensione, il diabete e il colesterolo. Altre azioni sono meno intuitive, ma ugualmente importanti, come correggere la sordità e i difetti visivi perché questi deficit diminuiscono le capacità di tenere attivo il cervello».
Anche l’intervento “Dal sonno alla dieta: gli stili di vita per prevenire le malattie neurodegenerative” di Mariarosa Valente, direttrice della Clinica Neurologica dell’Università di Udine e responsabile scientifica dell’evento, si è incentrato sulla prevenzione poiché, in assenza di cure, si possono solo rallentare i sintomi intervenendo con diagnosi precoci, un tema trattato da Giovanni Ermanis, specializzando in Neurologia. Stefania Pascut, responsabile del progetto Città Sane Udine, ha invece parlato dell’importanza delle relazioni sociali per contrastare le demenze.
Sabato 21 settembre, giornata mondiale dell’Alzheimer, alle ore 11 sarà invece inaugurata nell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, davanti al padiglione 4 di Neurologia, la “Panchina viola dell’Alzheimer”, donata dall’Associazione Alzheimer Udine e che segue quella messa anni fa nel Parco Moretti.
Susanna Cardinali è presidente dell’Associazione Alzheimer Udine (www.alzheimerudine.com), che conta circa 200 soci e aiuta gli anziani indirizzandoli al neurologo o al centro diurno, ma si concentra anche sulle famiglie organizzando incontri con specialisti e con psicologi. A novembre sarà ripetuto il corso per “caregivers”, aperto, previa iscrizione di 15 euro all’associazione, a chiunque assista un malato: badante, familiare, volontario. «Abbiamo formato – attesta Cardinali – dei volontari che possono andare nelle case, negli istituti o in ospedale per stare vicino all’ammalato aiutando i familiari».
Da 10 anni l’associazione gestisce il programma “Camminamenti” per favorire la socialità, di cui uscirà il nuovo programma in ottobre.
Tra i progetti futuri l’apertura di sportelli per l’Alzheimer nelle circoscrizioni periferiche e il “cohousing”. «Su quest’ultima iniziativa – continua Cardinali – stiamo lavorando da due anni e abbiamo già a disposizione una struttura protetta che potrebbe ospitare persone autosufficienti, che di giorno vanno al centro diurno e poi rientrano in questa casa dotata di personale di assistenza. Qui potremmo fornire alle famiglie dei malati che abbiano bisogno di qualche giorno libero un servizio di ospitalità notturna e accompagnamento al centro diurno, quando saranno risolti alcuni nodi burocratici da parte della regione».
Una speranza viene ancora dalla medicina poiché, aggiunge il dottor Cancelli, «se la prevenzione rimane l’aspetto più importante a livello di comunità, a livello dei sintomi esistono sicuramente delle cure che possono rallentare il decorso. Si pensa però che nei prossimi anni possano uscire i primi farmaci che intervengano, in alcune forme di demenza come l’Alzheimer, sui meccanismi della malattia».
Gabriella Bucco