Un libro in italiano e in inglese, due audioguide bilingue e un sito web. Il nome del progetto – “Fuga dal campo. Prigionieri dell’Impero britannico al campo 107 di Torviscosa, 1942-1943” – ne riassume la finalità. Mettere a disposizione un racconto di quanto accaduto al 107 – un campo di lavoro per prigionieri di guerra in Italia, durante il secondo conflitto mondiale – a quanti, nel corso dell’anno, arrivano nella località friulana – in particolare dalla Nuova Zelanda –, col desiderio di riannodare i fili della memoria, percorrendo i luoghi in cui i propri cari hanno patito l’esperienza della prigionia. L’iniziativa – presentata sabato 16 novembre – porta la firma della Pro Torviscosa ed è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Campo e il sodalizio internazionale Atrium, col finanziamento del Consiglio regionale e del Comitato Fvg dell’Unione nazionale delle Pro Loco.
«Il nostro obiettivo – spiega Lorena Zuccolo della Pro Torviscosa che, insieme a Mareno Settimo ha illustrato il progetto – è garantire l’accesso alle informazioni essenziali e promuovere la conoscenza di questo sito storico sia in Italia che all’estero. Il Comune, infatti, non dispone di Musei, di infopoint o di qualsiasi altra struttura in grado di fornire un’adeguata informazione e accoglienza turistica. Fino ad oggi accadeva che i visitatori, dopo aver raggiunto autonomamente Torviscosa, non fossero in grado di incontrare qualcuno che potesse accoglierli e illustrare quanto qui accaduto».
Ecco, dunque, il progetto del sito, del libro e delle due audioguide, l’una che accompagna alla mostra permanente allestita all’interno dell’ex scuola elementare, l’altra incentrata sulla via di fuga dal campo. Così, la storia del “107” è ora a disposizione di tutti con strumenti che ricordano le vicende che hanno contraddistinto il primo campo di prigionia italiano configurato come campo di lavoro, a sostegno delle attività dell’azienda privata Snia Viscosa che, pochi anni prima, aveva inaugurato nella località friulana un grande progetto agricolo e industriale. «Per sopperire alla mancanza di manodopera – aggiungono Zuccolo e Settimo – la Snia chiese al governo italiano di poter insediare un campo di concentramento e utilizzare i prigionieri in sostituzione dei propri operai partiti per la guerra».
Il campo per Prigionieri di Guerra (Pg) 107 (Villaggio Roma) venne realizzato tra la primavera e l’estate del 1942: poco dopo fu occupato da un migliaio di soldati dell’Impero britannico, per lo più neozelandesi, ma anche sudafricani e australiani. «Per quasi un anno i prigionieri furono utilizzati per completare le opere di bonifica e altri lavori agricoli, ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la situazione cambiò – proseguono –; le guardie scapparono e così pure i prigionieri». Alcuni trovarono rifugio nei boschi o dalle famiglie dei dintorni, tra Torviscosa, Porpetto e San Giorgio di Nogaro, cercando poi di raggiungere le formazioni partigiane o gli eserciti degli alleati.
In questi ultimi anni alcuni figli e parenti di ex prigionieri sono arrivati a Torviscosa per conoscere il campo; in alcuni casi pure per far visita ai discendenti delle persone che all’epoca hanno aiutato i loro cari. Ora, dunque, nel loro emozionante viaggio della memoria, potranno essere “accompagnati” passo dopo passo grazie al progetto della Pro Torviscosa.
Monika Pascolo