La Procura della Repubblica di Pordenone ha indagato quattro persone con l’accusa di omicidio colposo per la morte, in un incidente sul lavoro, di Daniel Tafa, il 22enne ucciso nella notte tra lunedì 24 e martedì 25 marzo da una scheggia incandescente alla Stm di Maniago, azienda dove lavora anche il padre Elvin. Si tratta – è stato precisato – di un atto dovuto a tutela delle garanzie difensive in vista dell’autopsia, che sarà effettuata martedì 1 aprile.

Nel dettaglio, oltre al proprietario dell’azienda, imprenditore torinese, sono indagati il responsabile per la sicurezza e direttore dello stabilimento di Maniago, il perito che ha verificato le attrezzature della fabbrica, un professionista di Concordia Sagittaria e il tecnico che ha certificato il corretto funzionamento della macchina in cui è avvenuto l’incidente, una professionista di Vicenza. La famiglia della vittima, per il tramite dell’avvocato Fabiano Filippin, ha invece nominato Antonello Cirnelli come perito di parte per l’autopsia e gli altri accertamenti medico-legali.
Ovviamente, soltanto dopo aver effettuato l’autopsia – fissata per martedì 2 aprile – sarà possibile celebrare i funerali. Sarà indicata anche la proclamazione del lutto cittadino, forse nello stesso giorno delle esequie di Tafa, che lascia i genitori e due fratelli di 17 e 12 anni.
L’acciaieria Stm di Maniago ha disposto da ieri tre giorni di fermo della produzione e oggi i lavoratori si sono riuniti davanti allo stabilimento dalle 7. Un momento per riflettere su quanto accaduto e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ai cancelli della fabbrica è stato affisso un cartello con il volto di Daniel.
Lo scorso anno i morti sul lavoro in Italia sono stati 1.090. Ma quest’anno il bilancio sembra ancora più drammatico perché nel solo mese di gennaio le vittime erano già 60. A Radio Spazio Michele Piga, segretario generale della Cgil, ha affermato che «la morte di Daniel Tafa chiama in causa la coscienza e le responsabilità di tutti».