Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
In evidenzaInternazionale

Tre anni di guerra in Ucraina. I rifugiati stanno perdendo la speranza di rientrare

Tre anni. Tanto è il tempo trascorso dalla feroce invasione russa dell’Ucraina, scattata il 24 febbraio 2022. A tenere banco oggi sono le mosse dell’amministrazione Trump che ha avviato i primi colloqui per un piano di pace con la Russia, rompendo l’isolamento internazionale del presidente russo Putin ed escludendo al contempo tanto l’Ucraina quanto l’Europa.

A rimanere invariata è invece la condizione drammatica della popolazione che vive un’emergenza umanitaria perenne: sono 12,7 milioni le persone che hanno bisogno urgente di assistenza; 6,8 milioni i rifugiati fuggiti nei Paesi vicini; 3,6 milioni le persone sfollate entro i confini del Paese.

Scenario di distruzione in Ucraina

L’accoglienza in Friuli

Numerose anche le persone ucraine rimaste in accoglienza in Friuli. Solo nelle strutture gestite dalla Caritas diocesana di Udine sono ben 141. Vite che – loro malgrado – si stanno sempre di più radicando tra Arta Terme e Varmo, Premariacco e Prepotto, fino a Sutrio e Cercivento, passando per Codroipo e Cervignano: sono infatti queste solo alcune delle comunità in cui sono collocati i Cas, i Centri di Accoglienza straordinaria della cosiddetta «Emergenza Ucraina».

«Per la prima volta – racconta la referente Caritas, Sara De Benedetti – le persone stanno iniziando a chiedere come funziona la “protezione internazionale”. Questo perché stanno perdendo la speranza di rientrare nel proprio Paese, molte famiglie si stanno infatti convincendo che il futuro dei propri figli è più sicuro qui in Italia. Solo un anno fa era impensabile un ragionamento del genere. Sono tuttavia tanti i ragazzi e le ragazze che continuano a usufruire della didattica a distanza offerta dalle scuole ucraine, alcuni di loro si sono iscritti alle università nei loro Paese, è il segno di un attaccamento fortissimo».

Ma non ci sono solo giovani e ragazzi, c’è anche chi, qui in Italia, affronta la vecchiaia. «In accoglienza abbiamo anche persone anziane – evidenzia De Benedetti –, penso a una signora ottantenne costretta a letto. Abbiamo attivato i servizi sociali, essendo residente, ma sul come si affronterà un aggravarsi della situazione è un interrogativo non da poco, l’invecchiamento senza rete familiare per chi vive un’esperienza di profuganza è un problema enorme».

Intanto alcune famiglie hanno iniziato a sostenersi da sole. «In molti lavorano – puntualizza ancora De Benedetti –, c’è poi chi riesce a trovare anche una casa in affitto e a fare il salto dell’autonomia completa. Ad avere più difficoltà sono ovviamente le mamme sole con bambini piccoli».

L’impegno di Caritas italiana

Intanto l’impegno di Caritas italiana è significativo anche in Ucraina. «Insieme a Caritas Spes e Caritas Ukraine – si legge in una nota – lavoriamo ogni giorno per ricostruire non solo le infrastrutture materiali, ma anche il tessuto sociale del Paese.

Particolare attenzione è rivolta alle persone più vulnerabili. Diversi i progetti messi in campo. Tra questi c’è «Step Forward» che mira a migliorare la vita delle persone con disabilità, specialmente bambini e adulti che sono stati colpiti dal conflitto. L’obiettivo è quello di garantire loro l’accesso a risorse, supporto psicologico e riabilitazione fisica, creando un ambiente più inclusivo. Il progetto «Super: Supporto per la Popolazione Ucraina» sta invece rispondendo alle necessità immediate e di lunga durata della popolazione ucraina, affrontando le difficoltà che sfollati e comunità vulnerabili devono affrontare quotidianamente. Assistenza sanitaria, supporto psicosociale e formazione professionale sono i servizi offerti.

Anna Piuzzi

Articoli correlati