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Udine e dintorni

Udine. Il Centro di aiuto alla vita in cerca di una nuova casa per accogliere

La casa di accoglienza “San Giuseppe” del Centro di aiuto alla vita per donne e mamme momentaneamente senza alloggio, ospitata nei locali della canonica della parrocchia di San Giuseppe, in viale Venezia a Udine, ha sospeso temporaneamente la sua attività di ospitalità ed è alla ricerca di una nuova sede. «A seguito della richiesta della parrocchia di poter usufruire nuovamente degli spazi – spiega la presidente del Cav, Chiara Pizzimenti – ci siamo messi alla ricerca di una nuova sede. Tuttavia, viste le caratteristiche specifiche della nostra attività, sino ad oggi la ricerca non ha prodotto risultati adeguati alle necessità, nonostante l’aiuto di molti. Pertanto abbiamo ritenuto di sospendere, solo momentaneamente, il servizio di ospitalità. Tutte le altre opere in cui il Cav è quotidianamente impegnato – aggiunge Pizzimenti – proseguono in via Ellero, a Udine: i progetti di sostegno per gestanti e per neomamme “Aurora”, “Latte e pannolini”, la distribuzione di beni di prima necessità per i piccoli, i corsi pre e post partum, gli incontri con l’ostetrica, i colloqui di ascolto con le nostre volontarie, l’ospitalità di uno o due nuclei nell’appartamento Cav, il percorso di psicomotricità in collaborazione con il Comune di Udine».
Aperta nel giugno del 2022, dopo un anno di progettazione e ristrutturazione dei locali della canonica, la Casa “San Giuseppe” è stata realizzata, racconta la coordinatrice del Cav, Elisa Gasparotto, «con nostri fondi e grazie alle offerte di molti che hanno creduto nel progetto, della Fondazione Friuli, della Fondazione Sorelle Masolini, Fondazione Vuerich, oltre al contributo per le opere strutturali messo a disposizione dalle parrocchie di San Nicolò al Tempio, Beata Vergine della Salute, San Rocco e San Giuseppe. In questi anni – prosegue Gasparotto – abbiamo ospitato 8 donne inviate dai servizi sociali di tutta la regione. Alcune avevano già dei bambini quando sono arrivate qui. E sette sono stati i bambini partoriti durante l’ospitalità. Ma sono molte le richieste a cui non è stato possibile dare risposta».

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