La vita intensa di Rudolf Machnitsch, ingegnere e archeologo tra Otto e Novecento raccontata nell’ultimo libro dello storico paleografo Gabriele Caiazza, Il garbo della sobrietà. Vita e opere di Rudolf Machnitsch (1863-1938), edito dall’Istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia nella collana “Fonti e studi di storia sociale e religiosa”, sarà occasione per un incontro giovedì 14 novembre alle ore 18, presso la sala studio della Biblioteca “Bertolla” del Seminario arcivescovile di Udine, in viale Ungheria.
Sarà un dialogo aperto con l’autore e Ivan Portelli, presidente dell’Istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia, nell’ambito di una collaborazione tra la biblioteca e l’Istituto all’interno del progetto ICF. Identità Culturale del Friuli.
Rudolf Machnitsch, protagonista della riscoperta di Aquileia
La personalità di Rudolf Machnitsch, nato nella Venezia asburgica nel 1863, laureatosi in ingegneria a Graz, stabilizzatosi poi tra Terzo d’Aquileia e Cervignano, in grado di padroneggiare almeno tre lingue (tedesco, sloveno e italiano), appassionato d’arte e archeologia, rientra in quel periodo storico che vide l’affermarsi in Italia di figure di funzionari impiegati nella riorganizzazione territoriale e del patrimonio culturale, portando alla riscoperta gli studi e scavi archeologici sulla scia di quanto stava avvenendo in Europa. Non fece eccezione la città Aquileia che dal 1909 grazie a lui iniziò a riportare alla luce lo splendido pavimento musivo teodoriano all’interno della basilica paleocristiana.
Uomo attivo, Machnitsch attraversò eventi d’ogni genere, in taluni casi davvero epocali, come il primo conflitto mondiale del XX secolo, dovendo sovente rimetterci di persona per le sue origini remote slovene e la sua appartenenza asburgica, sebbene ottenne in età avanzata la cittadinanza italiana. A lui si devono, tra i molteplici incarichi, ponti, ferrovie ed edifici da Tolmino a Napoli e in particolare la realizzazione della “linea di Wochein” della Transalpina e il ripristino delle cattedrali di Gorizia e Scutari (Albania) dopo i pesanti danni bellici.