Si rinnova il consueto appuntamento quaresimale con l’Arcivescovo
Ritorna anche quest’anno la consueta veglia di preghiera con Adorazione eucaristica nel tempo di Quaresima, dedicata alle comunità cattoliche immigrate dell’Arcidiocesi di Udine. La cerimonia, organizzata dall’Ufficio diocesano Migrantes, avrà luogo venerdì 31 marzo 2023, alle ore 20.30, e sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Ad ospitare l’incontro di preghiera sarà la chiesa di Santa Maria delle Neve, in via Ronchi a Udine (ex Cappuccini), attualmente affidata alla cura delle Suore del Sacri Cuori di Gesù e Maria, luogo di particolare riferimento della comunità brasiliana.
Quest’anno sono previsti anche due canti a cura delle comunità immigrate ivoriana e ghanese. L’Arcivescovo, oltre a guidare la preghiera, terrà la consueta omelia e successivamente saranno elevate delle particolari invocazioni sia per coloro che hanno lasciato la terra di origine intraprendendo la strada dell’immigrazione, sia per la pace nel mondo.
Una Chiesa davvero universale
Oltre alla Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato – prevista per l’ultima domenica di settembre -, le comunità immigrate propongono due momenti annuali di Adorazione Eucaristica, uno durante l’Avvento e l’altro in Quaresima, entrambi presieduti dall’Arcivescovo.
Va rilevato che nel contesto ecclesiale diocesano gli immigrati cattolici si sentono a loro volta inseriti molto bene nelle rispettive Parrocchie di residenza, facendo parte a pieno titolo della Chiesa locale; essi, dunque, sono prova vivente dell’universalità della Chiesa Cattolica, nella quale nessuno deve sentirsi straniero.
Tuttavia, mantenere un legame con le comunità d’origine, con la possibilità di celebrare alcune liturgie nelle lingue originali e con l’accompagnamento di sacerdoti stranieri presenti in Diocesi, costituisce per gli immigrati un motivo di particolare arricchimento spirituale. Talune loro liturgie, infatti, presentano tratti a volte molto diversi da quelli a cui sono abituate le comunità friulane. Un esempio sono i canti liturgici, che fanno sentire i frequentanti spiritualmente legati alle loro famiglie e alle comunità da dove sono partiti. «Mantenere una presenza comunitaria anche su base etnica, percorrendo comunque un percorso di integrazione nella terra di accoglienza – spiegano dall’Ufficio Migrantes diocesano -, non costituisce affatto un ostacolo in tale direzione, ma certamente un efficace antidoto all’assimilazione. Siamo anche qui da noi in presenza di una società multiculturale ed è pertanto doverosa la difesa della diversità culturale, inseparabile dal rispetto della dignità umana, pur partecipando nel contempo alla vita sociale della nuova patria di arrivo».