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Zaral Virgolin a Varmo racconterà la sua storia. «Dopo l’amputazione mi ha salvato lo sport. Tra partite di calcio e pedalate»

Un entusiasmo contagioso. E quella parlantina irrefrenabile quando riavvolge il nastro dei ricordi. Un nome che arriva chissà da dove. «Mio padre ha sempre detto che l’ispirazione gli è venuta con un romanzo su un guerriero anglosassone». E ad ascoltare la sua storia vien da dire che papà Mario ci ha azzeccato. Zaral Virgolin, 45 anni, udinese di nascita – «Ho trascorso infanzia e giovinezza nel quartiere di via Riccardo di Giusto, sempre a giocare nei campetti tra i palazzi» –, trapiantato a Cavalicco, un impiego in una multinazionale del gas, è giocatore di punta del Vicenza Calcio Amputati – squadra campione d’Italia – e ciclista che, col suo gruppo paralimpico, ha scalato anche Zoncolan e Mortirolo, con all’attivo la partecipazione alla Coppa Europa e a diverse gare su strada in Italia e all’estero.

Zaral Virgolin gioca con il Vicenza nella massima serie di calcio per amputati

«Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita», commenta. «Anche quando ha picchiato duro». Appassionato di calcio, da bambino ha giocato nella squadra del quartiere, “I fortissimi”. Un nome (anche questo) non casuale, visto che riusciva a primeggiare su tanti altri team meglio organizzati della città. E quel bambino super veloce, che dalla difesa schizzava in pochi secondi a rete, non era passato di certo inosservato. Tanto che l’Udinese alla stella della squadra aveva proposto il tesseramento tra le sue fila di lì a qualche mese. Ma quel dolore alla coscia destra, che papà cercava di lenire, prima delle partite, con energici massaggi a suon di canfora, aveva iniziato a non dargli tregua. Una prima visita a Udine e l’esito dei raggi hanno subito fatto scattare l’allarme.

Era il 1989 e Zaral (che racconterà la sua storia nell’incontro “Sport e inclusione” di cui parliamo sotto), quando gli è stato diagnosticato un tumore osseo – che aveva compromesso già buona parte del femore –, di anni ne aveva 10. Immediato il ricovero all’Istituto Rizzoli di Bologna, centro di eccellenza dell’ortopedia, con l’affidamento alle cure del luminare Mario Campanacci. Dopo due cicli di chemioterapia – «Vomitavo tutto il giorno e in breve sono caduti tutti i capelli» –, a primavera l’inevitabile amputazione di parte della gamba. «Ero il 17° in Italia a essere sottoposto a un’operazione di “giroplastica”, una tecnica che consiste nell’attaccare all’estremità del femore tagliato tibia e piede ruotati di 180 gradi, in modo che la caviglia “diventi” il ginocchio e il piede il moncone della gamba». Dal punto di vista funzionale significava la possibilità di poter utilizzare una protesi. «E non è cosa da poco», ammette Zaral.

La squadra del Vicenza

Il rientro a casa – dopo 10 mesi trascorsi in ospedale, con mamma Laura sempre accanto («Dormiva su una sedia sdraio e non l’ho mai sentita lamentarsi, così come mio padre che faceva avanti e indietro dall’ospedale») – col gesso che bloccava tutto il corpo, ma che non gli ha certo impedito di sfidare gli amici a pallavolo. «Per fortuna lo sport nel mio percorso, di crescita e soprattutto di accettazione, è stato uno strumento potentissimo, anche quando già adulto la luce si era spenta più volte…».

Giocare e divertirsi con gli amici del quartiere e di scuola era per l’instancabile Zaral ossigeno puro. Anche se quei compagni, per tanto tempo, non hanno saputo della sua amputazione. «Mi presentavo sempre con i pantaloni lunghi, nascondendo la protesi». In breve il giovane è di nuovo leader in tutte le attività sportive in cui si cimenta. A partire dal ciclismo, consigliato da Campanacci perché aiuta ad evitare traumi ed è compatibile con la protesi. «Sempre ben celata sotto la tuta, anche d’estate con un caldo terribile», ricorda sorridendo. Il periodo del liceo, tra gli altri, lo vede campione del Triveneto con la squadra di pallavolo del Copernico di Udine. Primatista in classe sul salto in lungo da fermo, quinto in Italia nel lancio della pallina. E i pomeriggi con gli amici ad affrontare salite vere. «La protesi non è mai stata una scusa e ho sempre fatto in modo che non ostacolasse la mia quotidianità. Mi ha spronato a impegnarmi sempre al massimo»…

L’articolo completo, a firma di Monika Pascolo, è pubblicato sul numero del 12 febbraio 2025 del settimanale “la Vita Cattolica”.

Gli incontri a Teor e Varmo

Zaral Virgolin porterà la sua testimonianza all’evento “Sport e inclusione-Calcio paralimpico e sperimentale”, promosso dall’Aps Ciribiritrottola, col contributo del Consiglio regionale del Fvg, sabato 15 febbraio tra Teor e Varmo. Alla palestra di Teor, dopo i saluti (alle 14.30), il via alle 15 ad una partita dimostrativa di calcetto, mentre dalle 16 ci sarà la possibilità di una prova per tutti. Quindi, il trasferimento a Varmo dove, nella sala polifunzionale del campo sportivo, alle 18, ci sarà un incontro con Stefano Ciallella, tecnico del Gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, e Virgolin, giocatore del Vicenza Calcio Amputati (per ulteriori informazioni: 338 1686317).

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